mercoledì 15 luglio 2009

IL MANCHESTER CITY FA SUL SERIO

Non piu' di undici anni fa, la sponda blu della Manchester calcistica si apprestava ad iniziare la prima - e unica nella storia del club - stagione in Division Two, la serie C di allora. L'annata 1997/98 era stata probabilmente la peggiore di sempre: dopo un campionato vissuto costantemente nei bassifondi della serie cadetta (in cui erano arrivati solo due anni prima), Il City allenato da Joe Royle era stato condannato a una tragica retrocessione dalle contemporanee vittorie all'ultima giornata di Portsmouth, QPR e Port Vale.

Come possono cambiare velocemente le cose. Oggi, a poco piu' di un decennio da quel disastro, i tifosi dei Citizens sono pervasi da un ottimismo che - probabilmente - non si vedeva dalla "glory era" alla fine degli anni '60. I nuovi proprietari dell'Abu Dhabi United Group stanno mantenendo le promesse, e la squadra che si sta sviluppando sembra effettivamente avere le potenzialita' per intaccare il dominio delle Big Four (Arsenal, Chelsea, Liverpool e Man Utd) ai vertici della Premier League.

L'arrivo di Carlos Tevez - ufficializzato ieri - e' particolarmente significativo: l'Argentino e' un giocatore di livello internazionale nel fiore degli anni, che praticamente tutte le squadre vorrebbero avere e che, particolare non da poco, fino all'anno scorso giocava con gli odiati cugini del Manchester United. Alex Ferguson, probabilmente, non ha voluto fare troppi sacrifici per trasformare il prestito biennale in acquisto, o forse si e' deciso a farli quando era troppo tardi. Fatto sta che ieri Tevez e' diventato un giocatore del City, e possiamo immaginare le reazioni dei suoi nuovi tifosi a eventuali gol nei derby...

Tevez si aggiunge a Gareth Barry e Roque Santa Cruz nella lista di affari conclusi quest'estate. Una campagna gia' importante, ma che non sembra assolutamente giunta al termine: secondo i giornali Inglesi, l'acquisto di Adebayor dall'Arsenal e' vicinissimo, cosi' come quello del difensore Joleon Lescott dall'Everton. Senza contare la mega-offerta messa sul tavolo del Chelsea per il capitano della nazionale John Terry: inizialmente sembrava una di quelle sparate senza alcuna possibilita' di riuscita, poi pero' i silenzi del giocatore e del suo agente hanno cominciato a destare qualche sospetto. L'operazione non dovrebbe andare in porto, ma la quote offerte dai bookmakers (2.35 la cessione, 1.5 la permanenza a Londra) fanno capire che, di fronte a montagne di sterline, nulla e' impossibile.

Qui si torna alle questioni morali: quanto e' giusto, o benefico per il calcio, che una societa' costruisca il successo esclusivamente sulla base di uno strapotere economico? Un elemento di anti-sportivita' e' certamente presente, ma di sicuro non si puo' accusare il Man City di aver creato il fenomeno (vedi Chelsea di Abramovich o Real Madrid di Perez, giusto per citarne un paio). La realta' e' che e' impossibile puntare il dito contro questa o quell'altra societa': i modus operandi delle grandi squadre sono uguali, cambiano solo i mezzi a disposizione. Pero', e' difficile negare che la possibilita' che un calciatore guadagni 15 milioni all'anno (pare sia questa l'offerta fatta a Terry), e che altri guadagnino gia' cifre appena inferiori, ha in se' qualcosa di profondamente sbagliato.

L'unica soluzione - se davvero si intende cambiare rotta - sarebbe l'introduzione di un salary cap internazionale, un obbligo di tetto salariale da estendere a tutte le societa' che vogliono essere riconosciute da UEFA, FIFA e qualsiasi altro organo ufficiale. Chiunque puo' fare una vita da signore con uno o due milioni all'anno...chi ha detto che un calciatore non puo' essere felice se non ne porta a casa almeno 6 o 7? Non dimentichiamoci che la maggior parte delle societa' sono indebitate.

Questi sono problemi del calcio in generale la cui soluzione, ahime', non e' neppure all'orizzonte. Di sicuro, chi non se ne preoccupa per nulla sono i tifosi del Manchester City: per la prima volta nella vita di tutti quelli con meno di 50 anni, la loro squadra sta mostrando vera ambizione di tornare a vincere.

venerdì 10 luglio 2009

IL (FIN QUI) STRANO MERCATO DEL MANCHESTER UNITED

Quando, poco piu' di un mese fa, la notizia del trasferimento-record di Cristiano Ronaldo al Real Madrid e' diventata ufficiale, gran parte dei tifosi dei tricampioni in carica ha reagito con un misto fra stupore e ottimismo. Certo, la partenza di uno dei massimi talenti calcistici del decennio - con tanto di pallone d'oro 2008 - non puo' che essere negativa per qualsiasi squadra, ma oltre 90 milioni sono una cifra in grado di soddisfare qualunque sogno di nuovi fuoriclasse e artisti del pallone.

A breve e' seguita la conferma dell'abbandono di un altro beniamino dell'Old Trafford, quel Carlos Tevez che in due anni di prestito ai Red Devils si e' guadagnato lo status di idolo dei tifosi piu' per l'abnegazione alla squadra e lo spirito battagliero - sempre amato in Inghilterra - che per il numero di gol. Anche in questo caso, il dispiacere e' stato mitigato dall'idea che forse i 35 milioni chiesti da Kia Joorabchian, la strana figura di amico-agente-proprietario di Tevez, potevano essere investiti in modo piu' accorto da qualche altra parte.

Da quel momento, le mosse del club - sempre dirette dal potentissimo manager Ferguson - sono state abbastanza singolari. La prima - l'acquisto di Luis Antonio Valencia del Wigan - era nell'aria da mesi. Anche se a qualcuno 19 milioni sono sembrati eccessivi - Valencia ha disputato un ottimo campionato ma non ha esattamente mostrato numeri da fuoriclasse o gran propensione al gol - l'idea generale era che il 23enne Ecuadoregno costituisse un valido rinforzo in attesa del colpaccio che avrebbe fatto dimenticare Ronaldo.

Detto colpaccio, pero', non si e' ancora materializzato. Il secondo acquisto estivo - o meglio acquisizione visto che non ci sono stati esborsi - e' stato come un fulmine a ciel sereno. Non piu' di una settimana prima dell'annuncio, i bookmaker Inglesi erano disposti a pagare il passaggio di Michael Owen al Man Utd 66 a 1. Owen, ex ragazzo prodigio del calcio Inglese, con i suoi infortuni ricorrenti sembrava destinato ad approdare a una squadra di media o medio-bassa classifica (la societa' piu' interessata sembrava essere l'Hull!). Poi a Ferguson e' nata l'idea, e dopo una telefonata, un pranzo col giocatore e una visita medica (definita "severa") un quasi incredulo Owen era' gia' su tutte le prime pagine dei giornali con tanto di maglia dei Red Devils addosso.

Per giudicare accuratamente questa mossa bisognerebbe conoscere i dettagli del contratto: l'idea di avere Owen ha costo zero avra' fatto gola a tutti, ma sono le eccessive richieste di ingaggio del giocatore che hanno tenuto lontano tutte le altre societa'. E' possibile che Ferguson abbia deciso che valesse la pena rischiare un investimento 5 o 6 milioni all'anno? O che Owen si sia piegato ad accettare un contratto "a gettone" pur di riassaporare il calcio di vertice? Le due ipotesi sembrano altrettanto improbabili, quindi la realta' dovrebbe stare da qualche parte nel mezzo. Quello che e' certo e' che l'Owen che semina in velocita' la difesa Argentina nel '98, o che segna a raffica per il Liverpool a cavallo dei due millenni, non e' che un lontano parente del giocatore visto negli ultimi 4-5 anni: un attaccante che ha perso buona parte della sua velocita', spesso fuori per infortunio, che sopravvive grazie all'innato - e sempre importantissimo - senso del gol.

Ma chissa', questo acquisto potrebbe rivelarsi un altro mezzo colpo di genio di Sir Alex: avendo solo da pagarne lo stipendio, chi potrebbe obiettare se il ritorno fossero 15-20 gol stagionali, molti dei quali decisivi? Un goleador non smette mai di essere tale, e nonostante i dubbi (legittimi) non c'e' dubbio che Owen appartenga alla categoria.

Il discorso, pero', e' che c'e' sempre un Ronaldo da sostituire. Ecco quindi - notizia fresca di qualche giorno - l'acquisto di... Gabriel Obertan. No, neanche noi ne avevamo mai sentito parlare (se non in Pro Evolution Soccer, come giovane francese dall'ottimo potenziale per la Master League); di lui si sa che ha solo 20 anni (bene), puo' giocare da ala destra o in attacco (bene), e che l'anno scorso il Bordeaux lo ha ceduto in prestito al Lorient perche' non trovava spazio (mh). Non che sia costato molto - si parla di 3 milioni e mezzo - ma il suo arrivo ha lasciato sbigottiti non pochi tifosi, che cominciano a temere che di grandi nomi non ne arrivera' neanche uno. Come sempre, bisogna fare attenzione a sottovalutare la lungimiranza di Ferguson, ma di sicuro gli acquisti fin qui conclusi stanno facendo un po' preoccupare anche i sostenitori incondizionati (cioe' quasi tutti) dell'allenatore Scozzese.

Con Benzema strappato dal Real di "spendaccione" Perez e Ribery valutato eccessivamente dal Bayern, gli obiettivi primari sembrano essere sfuggiti. C'e' ancora spazio per una sorpresa (non stupirebbe se di punto in bianco arrivasse a Manchester uno come Eto'o), ma se non dovessero arrivare campioni gia' affermati, per Ferguson la stagione 2009/10 potrebbe essere la piu' difficile e stimolante degli ultimi anni: continuare a vincere avendo rimpiazzato Tevez e Ronaldo con giovani promettenti e un attaccante sul viale del tramonto sarebbe la sua definitiva consacrazione - ammesso che ce ne sia bisogno - sul trono dell'allenatore piu' di successo di tutti i tempi. E la storia calcistica degli ultimi 20 anni ce lo ha insegnato a piu' riprese: mai, mai sottovalutare o dare per sconfitto il Manchester United.