giovedì 12 marzo 2009

DOMINIO INGLESE SULL'EUROPA - PERCHE'?

Tre semifinaliste su quattro nel 2007, idem nel 2008 e quest'anno quattro delle ultime otto squadre rimaste: l'egemonia Inglese sulla Champions' League e' ormai un elemento stabile della competizione. Nelle ultime quattro stagioni prima di quella in corso, La Premier League ha occupato 9 dei 16 posti in semifinale (e 5 degli 8 in finale) mentre l'Italia e' ferma a 3 - oltretutto tutti ottenuti da una singola squadra, il Milan di Ancelotti. Una volta che avremo aggiunto a queste statistiche i dati di quest'anno, la situazione che ci si presentera' sara' abbastanza avvilente. Come sono lontani i tempi in cui erano le Italiane a essere favorite d'obbligo! Quali sono i motivi, come si e' arrivati a un punto cosi' basso? In fondo, siamo pur sempre i campioni del mondo...

La prima risposta, la parola che viene in mente a tutti, e' sempre quella: soldi. L'inarrestabile crescita del business calcio lo hanno reso un ambiente altamente competitivo, che necessita' di investimenti sempre maggiori. E mentre negli ultimi anni la potenza economica dei grandi club inglesi ha continuato a salire, le societa' Italiane hanno dovuto sempre piu' spesso ridimensionare le proprie ambizioni di mercato.
Ma sara' solo un caso che i vari Abramovich (Chelsea), Glazer (Man U), Hicks e Gillet (Liverpool) e altri abbiano guardato solo al campionato d'oltremanica come terreno fertile per investimenti sportivi?
La realta' e' che il calcio inglese e' un prodotto molto piu' globale, apprezzato e seguito da fasce della popolazione enormemente piu' ampie.

Una prova immediata la si vede dai dati dell'affluenza agli stadi: in Inghilterra ben 13 squadre su 20 riempiono in media il 90% dei posti a sedere, e nessuna va sotto il 70%. In Italia, solo 8 o 9 (a seconda dei dati) superano la soglia del 50%, e a parte Siena e Catania hanno tutte percentuali inferiori all'ultima della graduatoria della Premier. E i numeri non migliorano se ci spostiamo dalle percentuali agli ingressi: in questa stagione, circa 9.2 milioni di persone sono entrate negli stadi inglesi, contro i 6.4 dei nostri.

Sono dati che significano ben di piu' dei mancati introiti e del triste effetto visivo di uno stadio vuoto: per un paese con la nostra storia e anima calcistica, esprimono la disaffezione di una larga fascia della popolazione nei confronti dello sport nazionale. E' proprio per questo motivo che i ricavi dei club Inglesi dai diritti TV sono decisamente maggiori di quelli delle nostre squadre.

Da questo punto di vista, hanno pesato e continuano a pesare la presunta pericolosita' degli stadi e gli scandali che hanno avvolto il nostro calcio. Moggiopoli e dintorni gli hanno tolto credibilita', sia fra noi stessi che a livello globale, e questo ha ristretto le possibilita' di espansione del football italiano.

Sia ben chiaro, non ho alcuna intenzione di sostenere la tesi che bisogna ricercare gli investimenti di magnati esteri per risollevare il calcio: la traformazione di una squadra con storia centenaria nell'ultimo giocattolo di uno sceicco con conto in banca illimitato e voglia di sperperare non e' una soluzione a lungo termine e di sicuro e' quanto di piu' distante dall'aspetto romantico del calcio si possa avere. Ma gli investimenti possono anche essere oculati, e non e' un caso che squadre come Manchester United e Arsenal chiudano il bilancio regolarmente in attivo.

La riscoperta del calcio come oggetto di piacere per tutti, in Inghilterra, e' avvenuta con la trasformazione della First Division in Premier League nel 1992. La situazione al tempo era tutt'altro che rosea: i cinque anni di esclusione dall'Europa a seguito della tragedia dell'Heysel si erano fatti sentire anche a livello economico, e il movimento calcistico inglese si trovava ad un minimo storico. Ecco quindi un doppio sforzo di recupero del prestigio ed espansione del seguito: da un lato le societa' si sono attivamente impegnate per eradicare la violenza e i disordini negli stadi, dall'altro Sky si e' lanciata in una campagna di glorificazione del bel calcio che ha reso la Premier League uno dei "prodotti" piu' di successo in Europa e nel mondo. L'impatto a livello internazionle non e' stato immediato, ma ora, dopo 15 anni, non e' un caso che siamo qui a commentare il terzo anno consecutivo di dominio inglese sulla Champions' League. E' vero che due anni fa fu il Milan a sollevare la coppa, ma non dimentichiamoci che le altre tre semifinaliste erano tutte Inglesi...

Come spesso in questi casi, penso che una buona idea sarebbe quella di guardare e prendere esempio da chi si e' tirato su da situazioni anche peggiori della nostra: il calcio Italiano ha bisogno di tornare ad essere il fenomeno popolare di un tempo, ad essere qualcosa di "bello" a 360 gradi. Guardando una partita della Premier League, gli stadi sempre pieni, il numero di bambini che si vedono sugli spalti, non si puo' fare a meno di pensare che il loro calcio abbia fatto passi avanti che al nostro ancora sfuggono. Puo' sembrare un argomento limitato, ma la potenza di un movimento calcistico deriva dalla sua popolarita', con tutti gli effetti che ne conseguono.

Societa', allenatori, giocatori, noi tifosi: tutti possono contribuire al miglioramento. Cambiare non e' facile, ma c'e' chi ci ha gia' mostrato che e' certamente possibile.

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